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giovedì 1 febbraio 2018

i figli dell'illusione (breve storia di una crisi)

L’altra sera Cristian aveva una fitta sopra lo sterno, aveva paura fosse un infarto imminente. Per un attimo, ma solo un attimo, ha pensato che magari sarebbe una liberazione la sua morte improvvisa. In quell’attimo ha pensato che un trauma servirebbe alla sua famiglia per riprendersi dalla crisi che stavano vivendo in questo periodo: un ingombrante e incerto padre che va via non sarà mica la fine del mondo? Un attimo dopo aver prodotto questo triste e scemo pensiero è sceso di corsa dal letto - il dolore c’era ancora ma meno intenso di un’ora prima - e si è diretto al letto del figlio: scusami se non sono rimasto a cena, ma stavo male. Lo ha abbracciato restando in bilico sulla scala che porta al suo letto a soppalco, in quel momento ha pensato all’assurdità di quel pensiero di morte, e lo ha stretto ancora di più a sé.

La nostra mente ci permette di pensare tutto quello che vogliamo, e non si hanno tabù una volta che stiamo nei nostri letti caldi, e ogni idea ci pare geniale: soprattutto quella che crediamo ci permetti di trovare la chiave a ogni nostro problema col mondo fuori da quel letto comodo. A volte funziona e ci fa vivere meglio la giornata, che c’entra, ma altre volte invece peggiora le cose creando architravi di illusioni e poi, la sera, ritornando in quel letto, ci scoraggiamo e pensiamo al peggio che spinge sullo sterno. Mediare con la testa, fermarsi e non agire di scatto e altri mille filtri che sono raggruppati sotto la voce: intelligenza. Forse questo agire d'istinto senza freni è quello che sta vivendo l’altro figlio di Cristian, arroccato nella sua cameretta a suon di pezzi rap, che sta aspettando che la sua idea geniale transiti da quel letto nero ikea. Lui ha le dolci attenuanti dell'adolescenza, invece il padre che ha?

Cristian ha nella testa quel pensiero stanco che gli sussurra che a breve lascerà anche questo lavoro, così poi arriva il benedetto lavoro della sua vera vocazione, questo pensiero stanco lo sta deprimendo seriamente, togliendogli le energie paterne che servirebbero all'ascolto dei figli. In verità in questo periodo non ha neppure il coraggio di pensare più al lavoro della sua vocazione, nonostante la mattina dopo quel pensiero di morte abbia finito il racconto che doveva inviare al premio letterario, in cui ha aggiunto una frase dove fa intendere che sarebbe felice se li scrivessero i suoi figli i prossimi racconti sulle storie di famiglia. Questa vocazione lo ha stremato d'illusioni, e crede di aver trasmesso al figlio maggiore la speranza che in questo mondo, pensare forte forte una cosa che si desidera, fa si che poi quella arrivi davvero. L’errore di aver sognato troppo davanti a tutti, e oscenamente non ammetterlo mai, ecco quello che non si perdona.
In questi giorni Cristian ha contattato il miglior terapeuta, la preside, il Centro contro le dipendenze da internet ma, pensandoci bene, forse dovrebbe rivolgersi a un ipotetico Centro per il trattamento per sogni forti forti fatti dal letto.
Esiste? se ne avete notizia fatemi sapere, che lo invio al prossimo sogno di Cristian.

foto di Avedon

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