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giovedì 23 maggio 2013

block notes verde


L’ultimo film di Sorrentino mi ha lasciato un gusto strano nella testa. Speravo fino all’ultimo in un recupero, e che il film iniziasse davvero. Invece, ahimè, è stato un lungo prologo ridondante. Mi spiace, e mi pesa ammetterlo. All’uscita un nubifragio ha cancellato quasi tutto, ma stamattina mi sono svegliato con l’immagine della Santa negli occhi, e della sua ciabatta che tuona contro l’immobilismo della mondanità. Punto, e a capo.
 
 

Poi, vedi che non ci riesco? poi ho pensato, vedendo il film e tutte quelle scene su Roma e le sue albe, i suoi colori di marmi e di donne, ho pensato che io quella Roma non la conosco quasi per niente. L’altra sera infatti, cercando il Chiostro del Bramante, c’ho impiegato lo stesso tempo che forse ci avrebbe messo un semplice turista russo, includendoci una vodka al bar. Quindi, mi arrendo, e dichiaro la mia totale estraneità alla Roma di Flaiano-Fellini, Sorrentino- Gambardella, almeno dal punto di vista esistenziale. A meno che non vogliamo ammettere che l’estetica, il fascino di certi ambienti sia soltanto narrazione alta. Quasi fantastica, poco rappresentativa dei sentimenti sparsi a macchia di leopardo che fremono negli isolati quartieri della città. Allora ogni cosa avrebbe il suo posto, ogni libro il suo spazio, ogni personaggio la sua gloria. Ogni mio sentimento una propria mappa.

 


Da tempo volevo parlare del disco dei Baustelle, non ci sono riuscito perché avevo paura di ripetere cose già dette. A me è piaciuto molto, e parlarne dopo la sfilza d’immagini di decadenza del film, sarebbe come riequilibrare un po’ la faccenda. Nel loro disco si sente una lontananza dalla vita come raccontata giusto un minuto dopo. È tanto viva l’emozione, quanto è persa ogni illusione, ma dentro, in un involucro piacevole al tatto, ci sono storie e facce, culi e drammi, bimbi e religioni, così come ci sono nel film di Sorrentino. Le due opere partono più o meno dallo stesso sentimento, ma, senza conoscersi mai, vanno ognuna per la propria storia: il film rimane imbrigliato nel suo status di staticità mentre il disco si muove e non si ferma mai.
 
 
Ho letto i nove racconti di Salinger e mi sono piaciuti assai; leggendoli mi hanno confermato le tesi ascoltate di Pascale e Cognetti, ai quali do solitamente molto credito in fatto di narrativa, anche se prendere a prestito le tesi a volte potrebbe farti passare la voglia di leggere. Insomma, capita che in un racconto di dieci, venti pagine,  si possano  raccontare cose molto interessanti sulla vita, spesso cruciali, anche non scrivendole direttamente, ma facendole portare a spasso dal Personaggio nel racconto; senza necessariamente fargli girare il mondo con una vespa o per forza farlo imbarcare su di un Galeone.


Per questa settimana abbasso la serranda.

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