Mi vedranno
schiacciato dal masso della storia, non capiranno il perché, allora, nelle
serate estive trascorse assieme, comunque mostravo sorrisi a pieni denti ai presenti.
Perché? Poi, masticando l’inganno, si ritroveranno per le vie del centro a prendersi
le carezze di gomma dalle commesse sceme, da contratto.
Sempre la sabbia
del mare resta nelle orecchie, così le immagini serene scorrono nelle vene, ma
ora, qui, che sono quasi le tre di notte, nella stanza c'è solo il giallo della lampada. Voi due siete sdraiati nei sogni
d’infinite partite a pallone. Così la notte emigra nell’angoscia, per sentito
dire, in piazza al bar, ognuno apre alle sue ore peggiori: ridendo e
confondendo la realtà, il nemico si prende il peggio dei pensieri. Questo
percepivo ieri nei passi dei simpatici ragazzi da ascoltare in una piazza di
curia romana, nelle loro ferme convinzioni osservate nei milioni di televisori
accesi. Sembravano storditi di euforie passeggere.
Mi vedranno quel
giorno disidratato di sogni che bestemmio il paese d’origine e tutti i passati
silenzi, mentre lo fanno, non crederanno più a qualche dio, compreso me; così,
a testa bassa tra le case, un sorriso nella tasca li spingerà a bere il miglior
vino del paese. Con me tra i capelli e l’aria.
Questo c’era nel
pieno della notte, tra un incubo e il suo doppio, poi al mattino la pioggia
fredda di vento ci fa sorridere, dopo un prelievo di sangue, davanti a due
splendidi cappuccini chiari di schiuma. I nostri nasi sporchi di latte si sfiorano
tra abbracci spontanei, era ancora buio e lo ricordo solo ora, ma è tutto ancora
presente tra le mie ossa e i polmoni pieni aperti. Ridi e i tuoi capelli si
spettinano silenziosi. Fuori la giornata è enorme, noi siamo pronti a correre
come cani felici: le code le nascondiamo per pudore.
Nessun commento:
Posta un commento