Non fasciamoci
la testa cari miei, che tanto si sa che stiamo meglio di tanti anni fa quando le
cooperative sociali non esistevano ancora e i padri a volte massacravano di
botte i figli e le mogli. No?
C'è stata una bella serata a sostegno della Coop Folias e
Bobo Rondelli è stato di una generosità immensa nel farci ballare a suon di
cover rockettare. Ha fatto anche
molti pezzi suoi , in particolare alcuni che mi hanno fatto venire la pelle d’oca, quella vera, che una
decina di volte l’anno mi fa sentire bene in mezzo agli altri. Era contento
Bobo mentre chiamava Filippo Gatti – intenso anche il suo concerto - sul palco
per improvvisare assieme musica tirata per farci ballare a noi delle prime file. Come
succede spesso ai suoi concerti, Rondelli si è messo a fare pure il clown con racconti
zozzi, imitazioni, etc. ancora rido se penso ai termosifoni ingroppati; meno
male che riesce a tirare fuori anche l’autoironia per schiacciare il suo status di
livornese da esportazione: tanto che poi dice “sì, siamo comunisti e diciamo
Pisa merda, che palle però ‘sta vecchia Livorno”. A quel punto il mio applauso
interiore mi ha fatto urlare e io, che ai concerti son sempre timido, ho urlato: bravo! tu sì che stai avanti,
insieme alle tue belle canzoni, pensavo emozionato poco dopo, ritornato nella
mia timidezza. Gli altri, la moltitudine, noi, e molti presidenti di cooperative
sociali, stiamo invece molto indietro e pensiamo che l’atteggiamento della
lagnanza a oltranza sia un diritto acquisito da diffondere come i vaccini
antinfluenzali. Tutti fermi dietro al passato.
Almeno tu direttore di cooperativa intoccabile, investi i soldi in progetti innovativi, invece di
aspettare soltanto i finanziamenti al ribasso che accetti ai tavoli delle trattative, che
segretamente fai coi politici di ogni genere. Già, ma voi presidenti e direttori siete immuni da critiche, perchè voi
date lavoro e fate da “stampella” allo stato sociale, e non vi si può mettere in
discussione, mai. Be’, insomma, con ’sta storia della stampella ci state
giocando un po’ troppo. Così paralizzate il settore e non permettete ai soci,
alle nuove leve, ai collaboratori di emergere e contribuire al cambiamento. Qualcuno mi sa dire
quanti presidenti di cooperative sociali conosce che non siano (oggi) gli stessi dalla
loro fondazione? E questo a volte significa trent’anni! Lo ammetto, in me c’è un po’ di quella
frustrazione tipica che spreca parecchie energie nel maledire i vertici del
sociale in Italia, e mi dispiace farlo, poiché io credo , ciclicamente (ho lavorato per
almeno dieci tra coop e associazioni negli ultimi vent’anni), di poter dare il
mio contributo con la mia passione lavorativa, ma come fare, se certi passaggi gerarchici (meritocratici?) diventano
stretti come un imbuto unto per la maggioranza dei lavoratori? Il diritto alla salute, l’assistenza alle
disabilità e la formazione, spetta allo stato, visto che le importanti riforme
degli anni scorsi sono riuscite a tradurle(finalmente) anche in leggi. Poi, che voi,
noi, con passione e dedizione ci impegniamo a cercare di applicarle come se
fosse una missione, però non deve quest’atteggiamento farci confondere il ruolo dal
mandato. Il diritto dalla gratuità. Quando capiremo che non siamo gli unici a poterlo fare, visto che abbiamo solo una delega e non l'esclusività, allora, forse,
i vertici delle cooperative potranno investire risorse e personale in servizi
diversi, coinvolgendo i soci e i dipendenti, spesso sottopagati e frustrati, in
progetti e attività innovative. Questo forse non accadrà mai, tanto vale sottrarsi e voltare pagina scompaginando i mesi a venire. Sentirsi dentro a questo mondo del sociale, non la sopporto più 'sta parola sociale ma, sfido chiunque di voi a trovarne una più appropriata; insomma, dicevo che a volte è come sentirsi
di far parte di un’avanguardia logora, che mortifica ogni cambiamento e si
consola con le proprie presunte santità in agguato. Ci si sente al sicuro,
buoni, e unici nel fare cose che in passato hanno garantito santità e
indulgenze, a santi e delinquenti. Lasciamo queste scorie a quei simpatici visionari
cattolici. Loro sì che sanno poi frullare il tutto per produrre consenso, potere, e aspettative
a costo zero a colonie di umanità allo sbando. Un po’ stiamo diventando come loro, e lo capisco dal linguaggio
che usiamo durante certe serate di chiacchiere e ricordi. Lo capisco anche dalle
facce e parole che certi presidenti usano per tenerci buoni, nella nostra
cuccia che puzza di muffa. Forse non è tra questi Sasà, ché solo per quello
che organizza a livello musicale meriterebbe l’assessorato alla cultura.
Ieri sera mi
sono visto il film “Concerto”, e allora ho ripensato a Rondelli e alla sua contagiosa
vitalità che trasmette nei suoi concerti strampalati d’amore e d'allegria: l’anima slava,
ecco, lui e Filippo Gatti hanno fatto un concerto alla slava, l’altra sera a
Roma, per Sasà e Folias.
Mi sa che riparto dalla
mescolanza, dalle frittate da realizzare, e dalle mille parole povere che mi
faranno arrivare a cento persone nuove da conoscere, ascoltare. L’evoluzione
dei pesci, canterebbe Gatti.
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