L’intenzione con
l’ultimo post era di scatenare un dibattito, una discussione su quello che
stiamo diventando noi che lavoriamo nel settore dell’educazione, assistenza,
etc. Lavorando e basta, facendo finta che un giorno tutto cambierà. Ma quando?
Visto che poi ognuno le cose se le tiene per sé, e forse non sbaglia, in chiave
evolutiva forse non sbaglia, perché abbiamo delegato rabbiosamente le nostre storie, i nostri amabili limiti, a dei
capobranco tuttofare, allora, sconfitto e infreddolito, col pensiero congelato, mi sono rifugiato in
una biblioteca appena ristrutturata. E’ diventata tutta bianca, con le
poltroncine nere, comode, lungo il corridoio che conduce alle stanze, e di
fronte c’è l’enorme parete di riviste e quotidiani. Da lì mi sono addormentato.
E mi ritrovo nel sogno che parlo con la bibliotecaria rossa con gli occhiali. Decide
di farmi visitare le stanze piene di libri, luminose e un po’ anguste. Gli
studenti che sfioriamo restano con il capo chino sui testi, e intanto lei mi
sussurra i titoli che avrei dovuto leggere necessariamente, nel caso volessi
continuare a frequentare quel luogo. Comincia da “Guerra e pace”, poi passa
all’”Odissea”, e anche “don Chisciotte”; mentre i miei occhi cadono sui
contemporanei lei mi bacchetta con lo sguardo pieno di denti. No, pareva
dicesse, quelli li leggiamo alla fine. Come a scuola, la storia contemporanea
si doveva studiare a luglio, a casa tua. Insomma, vedo scorrere Cognetti,
Lagioia, Foster Wallace, Carver, Munro, e non posso averli. La rossa a un certo punto
mi fa sdraiare sul divanetto e mi offre un tè verde. E’ possibile nero? Accenno,
ma già arreso bevo quello verde e anche con lo zucchero. A questo punto si mette a
costruire una casa-tana di libri, tutti i classici come mattoni lego da
sovrapporre, incastrare, e i contemporanei a formare il tetto, così esposti e
assolati diventavano imprendibili, oramai. In lontananza una ragazzetta con gli
occhi verdi avidamente tocca la copertina di “Amico, nemico, amante”; le chiedo
urlando di farmela toccare anche a me, ma il muro di mattoni sta avanzando e
copre ogni visione, ogni realtà. La bibliotecaria è tutta sudata e oramai non
sta più in ginocchio, poiché la costruzione della tana è arrivata alla sua
altezza. Non riesco a vederle più nemmeno le orecchie, che credevo fossero il
meglio che potesse offrirmi. Quelle mani affusolate maneggiano con sicurezza
quei libri, quelle storie già lette mille volte, recensite, smontate e date in
pasto all’umanità. Lei è un tassello, un tassello rosso con le mani affusolate.
La pelle bianca, fisso quella pelle bianca tra il collo e il seno e mi
risveglio. “Signore, signore, stiamo chiudendo”. “Oddio scusatemi”. La
bibliotecaria si accende la sigaretta e comincia a fumarla già dall’atrio, in
mano una copia de “Manuale per ragazze di successo”. Le corro dietro mangiando
l’ennesima caramella alla menta. Il custode ci chiude fuori.
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