Guardavo quella bimba alla sua prima
prova di danza, in una stanza quadrata di legno e specchi, e quasi mi veniva da
piangere: una scossa di pensieri sui miei figli proiettati lontano da lì. Fuori
dal mondo, da quello mio e da quello loro, che si spegnerà come tante altre
meteore bizzarre di passaggio. Capito Raymond?
guardo una bimba incerta sulle sue gambe sopra a quel pavimento liscio,
e mi vedo all’angolo accovacciato con gli occhi rossi e gonfi. Anche l’orologio
alla parete andava avanti, e la musica forzava le porte e tutte le finestre.
Fuori la Prenestina faceva già paura coi suoi motorini velenosi e spietati, che
fanno apparire i pedoni degli scampati al tramonto, e nessuno che si dava la
mano.
Caro amico mio io non ricordo quasi
nulla. Perdo ogni memoria, desiderando che questa sottrazione porti davvero
verso la timida leggerezza che amavo da bambino. Invece eccomi accovacciato con
la barba incolta a immaginare Toronto, Carstairs e il dolce fango femminile che
ne deriva. Le bimbe ballavano e io navigavo.
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