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lunedì 27 agosto 2012

sogno

La notte sento un modo impazzire, e donne che fuggono nude dai loro letti morbidi. Poi il cielo nero che copre le mosse maldestre del carnefice clown. Nessun testimone. Nessuna salvezza. Quattro parole urlate alla carlona davanti alla solita platea assonnata. Silenzio. Cenere cadente sulle teste e seni cadenti su ventri salati. Amore vieni a prendermi, scaccia questa folla idiota che staziona davanti alla nostra storia.

Potrei scrivere di cose così per interi mesi, e poi? meglio lavorare sulla realtà: opaca realtà che risparmia i nostri tormenti lagnosi. Nell'altro post avevo tentato un gemellaggio col blog di un mio amico. Non sapendo cosa scrivere in queste giornate non allineate, e ognuna in una bolla diversa, comunque lontane dal mio solito mondo, insomma, sapendo di mantenere il compito ho cercato di avvicinarmi a qualcosa. Qualcuno. Un amico. Un sorriso. Malattià di gioventù che torna sempre a fine estate, e lascia alle mie gambe e alle mie parole un dolore di muscoli irrigiditi quasi sin dentro le ossa.

Ho letto di un signore che ha quasi un secolo sulle spalle parlare di vita con un'eleganza invidiabile. I giorni come palestra dove esercitare passioni, conoscenze e dolori; senza sprofondare nè ammainare alcunchè. Ammirare queste persone, ecco il mio intento.

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