Ma lo sai che poi è andato a vedere
Patti Smith? Si è messo seduto alle spalle del palco, visto che doveva solo accompagnare
la moglie al concerto; che poi l’ha pure salutata all’americana mentre spettinata
e bella passeggiava leggera all’estremità del palco. Lei, quella che aveva
visto in tante foto di Mapplethorpe anni fa. E già, quello si fissa col passato
e non ne esce più. Ecco perché mi ha chiesto di scrivere qualche riga su questo
blog. E io accetto. A me piace dire di sì, credo faccia bene al cuore. Dell’orgoglio
non m’importa, nemmeno del male che si traveste da lamento per poi precipitare
in un pozzo nero e giallo, senza aria. No, a me piace giocare coi bambini, a
terra, tra loro, con qualche costruzione o libro da trasformare in mezzo per
abbracciarli senza stringere né soffocare. Quello mi vede come uno che
chiacchiera senza aver combinato mai nulla. Hai ragione cugino bello, a me,
dentro questa bolla di vita leggera, piace restare fermo ad osservare le
bandiere dei modellini dei galeoni, nella vetrina antica del negozio di fronte
al mare. Dopo l’arco. E mo’ dovresti saperlo e quindi non mi chiedere niente e
lasciami andare verso questi giorni di vacanza col sole in tasca. Salutami la
tua dolce e unita famigliola, e pure quegli amici di cui tanto ti vanti; quando
devi prendere le distanze da tante realtà che detesti e che pure ti tocca
bazzicare. Caro mio il tempo scopre la verità, e tu scoprirai tra un secondo un
mondo contaminato da parole e carezze. Che già c’è, devi solo amarlo di più.
Vabbè, iscriviti pure come uditore al corso di lettere, ma dormi sereno e fatti
consigliare; non restare fermo a urlare dentro sogni stretti stretti, e bui.
Acchiappa una nuvola e lasciati volare.
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