Uno sguardo il seno e le mani. Apro
gli occhi e ci sei: sdraiata sui fianchi doni la spalla per provocare
dichiarazioni senza senso. Ancora oggi e pure ieri, sei l’impasto più dolce che
abbia mai annusato; un rivolo amaro intanto scende fino ai miei piedi nudi e
timidi. La tua faccia impressa conserva immagini di futuro: tu ed io dentro una
misera piazza senza soldi in tasca, eppure la stanza d’albergo sta per conoscere
un inaudito lusso che spennella colore anche alle pareti. Ricordi? Come si
ricorda un senso? Magari come una molecola che sa già tutto, ma consente lo
stesso agli ignari di godersi ogni piccolo gesto, ogni periferico gemito di
gioia.
Senza fiato per il presente arretro
nel patio del passato: un albero gigantesco a farci da ombra e nutrirci, al
riparo dal minuscolo mondo lontano.
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