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martedì 24 luglio 2012

passeggiare


Un pomeriggio scendevo dalle colline che portano verso il mare, insieme al mio amico Mario. Lungo la discesa ai lati dei nostri occhi tante case. Beh, dallo sputo che fece Mario verso uno dei tanti cancelli di ferro, aguzzi in cima, capii che si trattava di case speciali: le ville dei ricchi. Fino allora non mi ero mai interessato alla vicenda. Le case erano sì, grandi o piccole, puzzolenti o perfette di pulito e ordine, ma speciali no, non l’avevo mai capito. Quello sputo sapeva di rabbia e frustrazione. Che ho conosciuto quest’anno, dopo fregature lavorative e dolori alla schiena. Mario studiava al conservatorio e cantava ogni tanto a squarciagola dentro la sua 126 bianca. Io ascoltavo sbigottito sforzandomi di emozioni usate. Quest’anno ho amato la lirica, prima no, non la capivo, poi è arrivato il Don Giovanni in tv, e le emozioni sono diventate reali.

In questi giorni rifletto sulla capacità di farmi bastare quello che sono diventato. Considerare l’anima una cosa concreta, lasciando cadere le ambizioni che prendono la forma di potere-patrimonio-morte. Non è facile, poiché nel frattempo ho bruciato ogni illusione residua di un passato arcobaleno che non tornerà più. Le lotte sono intestine, le sfide esistenziali e la dignità duella ogni mattino con la cognata dell’insonnia: l’accidia.

Il mio amore è intatto ma contaminato, e le mie gambe pesanti di muscoli universali.

Stasera passeggerò per le strade del Pigneto senza scia di fighettume da lisciare, e nemmeno col gusto di appartenere a un mondo speciale, esclusivo. Passeggerò coi miei sentimenti frementi, e ascolterò l’umore di mio figlio come unico vero termometro da considerare.

1 commento:

Giovanna Iorio ha detto...

dedicato a Peppe :)
24 luglio, 2012

alla vita
che schiaffeggia
il più debole

non porgerò
l'altra guancia
(g.i.)