Quello se n’è andato a vedere Raiz
che cantava. Dice che resta una voce irripetibile, una persona sensibile. Si è
portato il figlio dietro, che entusiasta gli trasmetteva affetto e orgoglio per
tutto il Pigneto estivo. Sì, perché, non contento, ha seguito l’itinerante
reading di alcuni scrittori e scrittrici davanti ai locali dell’area pedonale.
Poi non riusciva a cercare una gelateria, ché la Lattanzi si era messa a
leggere Devozione, e alcune pagine
imbarazzavano il ragazzino, pensava lui. Il gelato era pure buono. La panna poi
era gustosa come certe panne del passato al paese di mare. Meno male che la
Terranova poi ha addolcito pure gli angoli densi di spacciatori, con il suo
tenero Bruno.
Insomma, mio cugino sta abbastanza
sereno e cerca ogni appiglio vitale per godersi l’estate in città. Oggi si è
letto un articolo che l’ha scosso e preoccupato ma, in fondo, erano cose che o
gli si sono appiccicate sulla pelle già da tempo, o altre che gli frullavano
nella testa anche quelle da un po’; e c’è stato qualcuno più preparato a
scriverle. Questo vuole che accada sempre: qualcuno preparato che si trovi là
dove deve stare. A fare quello che sa fare. Anche se oggi gli avanzi dei
talenti pare siano da spartire tra tante fotocopie ingiallite, in certi viali affollatissimi
delle nostre povere e immense città. Lì bevono vino di qualità e sognano luoghi
lussureggianti, ma poi in agosto le tante province misere italiane li
riaccolgono come bambini malinconici a cui rintuzzare l’autostima a colpi di
cibo e carezze, con certe mani nodose di calli contemporanei.
Mio cugino dice che deve seguire il
suggerimento di Piccolo di scrivere almeno una paginetta al giorno, pure brutta,
ma che deve farlo. E lui lo fa.
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