Pagine

martedì 29 maggio 2012

poco fiato


Mio padre non aveva parole in bocca. Nei suoi occhi guizzi d’intuizioni, senza parole. Ne possedeva poche di parole, invece tante espressioni dialettali che facevano sorridere o inorridire, a seconda del tempo o delle persone che aveva davanti. Nessun libro letto, tante riviste divorate. A me restano parole oscure da definire e digerire. Non ho voglia. Non ho fiato. Ora bizzarre nuvole che sfiorano i palazzoni di Roma. Intorno trema tutto, io rimango in silenzio e aspetto le canzonette della sera.

Ho sprecato ore e ore in edificazioni su terreni fangosi e per niente sicuri. Donne con la pancia ingolfata da merendine e reality, con unghie splendenti, aspettano che mi sfregi la faccia solo. Mi offrono dei bei coltelli luccicanti di griffe.

Sono un topo in trappola, nel regno delle zoccole buone. Il gallo tiene tutti sotto controllo palpeggiando i punti deboli di ognuno.

Sono solo sul ring, e non c’è nessuna spugna zuppa d’acqua contro la mia faccia; e già vedo gambe in spalla scappare senza nemmeno sporcare.

Avevo già visto, avevo già pianto. Allora meglio rileggere le ultime del dottor Kevorkian dal tunnel celeste.


Accolgo dritte su come alleggerire la mente, poco prima dell'esplosione estiva.

Nessun commento: