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domenica 20 maggio 2012

il tuo io un po' nazista


Pagare, c’è da pagare il conto di questi anni di illusioni quasi gratis per noi. Mutuo, gas e multe. Sono stati giorni di tasche vuote come quando adolescente campavo d’aria. Ecco, a volte mi sento una bolla d’aria e me ne vado rotolando tra nuvole e colline in cerca di erba fresca di pensieri.

Ci sono fatti che ci inchiodano alla realtà per ore e ore, anche di sabato, fin dopo il tramonto. Un televisore sputa fuori senza soluzione di continuità quaderni immolati sull’asfalto ancora più nero. E noi paralizzati come il divano, e con una voglia di stare zitti fino al domani, bloccando per un minuto le parole amare di sangue.

Ieri mentre facevo certi esercizi di canto, sentivo dei suoni interni, delle vibrazioni, che coprivano tutta la stanza. Senza parole eravamo tutti migliori. Alla fine avevo voglia di abbracciarli tutti, quelli del corso. Una bolla d’aria. In quegli attimi tutte le convinzioni che fabbrico di solito all’alba, e che mi servono per corazzarmi contro una realtà d’incertezze e di parole vuote, si sono sedimentate per bene lasciando spazio al leggero presente. Per il resto nessuno che usi parole piene verso di me, ma, a dire il vero, nemmeno per gli altri lo fanno, mi sa. Spesso sono frasi di seconda mano e a volte così vuote che ne sento anche il rimbombo. Allora mi metto a riempirlo quel rimbombo: faccio il clown.

Ridurre le aspettative, leggere un libro nuovo, andare al cinema, toccare la pietà di Michelangelo. Osservare il piacere prima di toccarlo. Senza affanno, come un lord alle prese con dei simpatici selvaggi chiassosi e muscolosi. Come Nanni Moretti nel circo di Cannes.

Cercare le parole necessarie per raccontare, evitando di dichiarare, prima di narrarlo, le cose che prendonoforma nel tempo che gli hai dedicato.  Non avere paura del buio né degli altri: farsi un tuffo nell’acqua ghiacciata di un nuovo concetto di diversità. Facendolo non sentirsi meglio del diverso, ma solo un po’ più contemporaneo e sereno del tuo dio nazista.


Arriva il pomeriggio e mi ricordo di un complimento che mi ha fatto vedere terra nuova, poi sorrisi famigliari che sbocciano tra i gerani al balcone e, come presenza improvvisa e deflagrante, un libro di racconti con tante parole inedite.

Questo basta per salvare dal dirupo un purgatorio di fine settimana?

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