L’ingresso della mia casa è come me:
disordinato nel contenere tutte le armonie possibili. Fiori, stracci e
monopattini. Vecchie macchie di vernice. Io, mia moglie e i miei figli. La gatta. Poi
delle scale che portano dritto dritto dentro la nostra rinascita. Questo
incipit lo dedico ai miei scrittori preferiti, quelli contemporanei, che vanno
a formare una tela di ragno preziosa, quasi di seta per me: Pascale, Parrella e Piccolo. Tutte P, e includo pure Pennacchi tanto adorato fino a poco tempo fa.
Ce ne sono anche altri, certo, ma a questi tre devo qualcosa di più a livello
pedagogico, che per me significa raccontare la realtà con le giuste parole,
quelle setacciate d’inverno, al riparo dall’ovvio. Aggiungo anche l’onestà -
che spesso fa a cazzotti con quel che eravamo fino a ieri - di porsi davanti
alle cose della vita, che oggi, lo posso ammettere umilmente, oramai mi
appartiene. Difficile da spiegare per bene. Magari mi faccio aiutare dalle
parole di Parise, un’altra P, così aumento il grado di chiarezza: Credo
profondamente e dolorosamente nella democrazia in Italia, cioè nel grado di
maturazione di tutti i cittadini per un discorso pubblico. E credo alla
pedagogia insieme alla democrazia perché non ci può essere l'una senza l'altra.
Poi loro hanno anche l’arte della
scrittura che utilizzano per scavare dentro, riflettere, per poi farcela
arrivare sulle pagine da cui non ci stacchiamo volentieri; per andare a
lavorare o per batterci sul ring della società, che ci sorride coi suoi denti
affilati e luccicanti, ai fragili lati delle strade.
Trovare la sintesi, scavare il pozzo
giusto dove attingere la linfa necessaria, questa la sfida quotidiana a cui mi
presto senza risparmiare nulla e nessuno.
Cos’altro fare?
Mi viene una nostalgia violenta che
mi porta fino a Gibilterra, anno 2049, esterno di un bar sulla costa. I miei
figli che da un notebook guardano foto dove ci sono anch’io, ancora vivo tra le
loro storie; lì vedo ridere piegati sulle sedie: raccontano delle mie ironiche
prese di posizione su la bellezza di Gaeta al confronto della scialba Formia.
C’è anche la madre con loro. Con lunghi capelli argento sulle spalle, ancora
più piccole e tenere nel tempo, sorseggia contenta un succo di melograno, che
sente più dolce del solito: oggi è liquido amniotico.
http://24letture.ilsole24ore.com/2012/04/e-se-c%E2%80%99ero-dormivo/#more-1295
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