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sabato 21 aprile 2012

alba bella

 
I pensieri all’alba sfondano l’ovvio di polvere della sera prima. Accarezzano le idee ardite, impossibili al pomeriggio. L’alba ancora non c’è e neppure la ragione pura. C’è una musica che riempie l’ambiente e degli occhi, i miei, che cercano quelle forme perfette tra testa, cuore e fantasia. Qualcun’arriva e mi saluta festante. Poi ci sono i vuoti, con quelle buche mai riparate negli anni, dopo le alluvioni di pianti. Ma cosa importa? I gerani ridono fratelli sul balcone. La tazzina verde aspetta altro caffè caldo, e briciole intorno a formare una famiglia d’accogliere al volo.
Alba pensieri tremanti che si fanno coraggio dentro di me. Nessuno che si aggrappa alla mia finestra, sono tutti nei letti di pensieri sgualciti dagli altri. Il solo pensiero di vedere le sofferenze subite da mia madre mi fa morire all’istante; oppure anche un solo accenno di disperazione di mio figlio, o le paure di mia moglie, e io mi metto a guardare l’infinito dallo spioncino del portone: tutto è lontano e vicino da lì, un argine la porta che mi protegge e trattiene in eguale misura. E sono salvo. Stamattina sono rinato all’insaputa del mio tormento, che sta ancora dimenandosi senza mantello, e già che a me non serve nemmeno l’ombrello. Fuori è bello. Dentro è ancora meglio.
Riprendo a scrivere di progetti e sogni, di me e di te, del tempo che cerca una forma, di quello che mi resta e di quello che non voglio. Un programma politico senza rancore: solo rabbie filtrate con setacci d’infanzia che lasciano cadere sabbie delicate d’alba.