Una volta misi un annuncio su Porta
portese: cercasi soci per costituire coop. Sociale/agricola. Mi eccitai durante
i giorni della pubblicazione. Sarà mai che si sblocchi qualcosa. Sì, ero
frustrato da altri tentativi di metter su un gruppo di persone per creare una
cooperativa, finiti male. Era la mia ossessione, la mia unica, a parte l’amore
e gli amici, ragione di vita. Se poi, l’Amore e gli amici, fossero gli stessi
attori da coinvolgere nella cooperativa, non era un piccolo particolare, no. Non
lo era.
Mi arriva una telefonata, rispondo
fremente di novità: pronto! Era un ragazzo che, insieme a suo fratello, erano
interessati a diventare soci della coop. Ah sì, dissi io, va bene. Ci stiamo
organizzando, vi faccio sapere. Ciao. A presto.
Chiaramente, malinconicamente, non se
ne fece nulla. Ero solo, come solo un cane in un centro commerciale sa esserlo.
Quindi, piansi, e seppure non lo feci davvero, oggi, al ricordo, lo faccio
piangere. Quello che ero: romantico visionario squattrinato. È giusto che
pianga e che impari che le cose della vita non sono particelle di sogno e aria,
eh no! sono fatti e azioni concrete, bello mio.
Dite che sono troppo duro con quel
ragazzo dagli occhi grandi e coi pantaloni di velluto ad hoc per sbarcare il
lunario in una Roma frizzante di musica e letteratura. Sì, ma quello dormiva su
di un letto a contatto con il pavimento, e aspettava sempre con affetto gli
amici che passavano a svegliarlo. E poi?
Ora dove sono? Gli amici, i letti a
terra, i pantaloni di velluto e i libri appena espropriati in librerie
inaccessibili? Chissà, forse in qualche casa dello studente o chissà, appunto.
Un monito come cometa all’imbrunire:
lascia stare il velo, e gratta la pelle secca delle domeniche mattina d’oggi.
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