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sabato 11 giugno 2011

Sembrava una principessa, mia figlia.


Un paese squassato dal terremoto. Nel ’61, credo, così mi diceva Enrico. Così il fuggi fuggi verso le case in cemento armato in cima, poco prima della strada per Colle. Ognuno coi figli sulla coscienza e col libretto postale da svuotare. In attesa. Degli anni sessanta. Senza sapere che ci sarebbero stati poi i settanta: terremoto per un’intera generazione. Insomma, oggi l’anello che lega Circello vecchia con quella nuova, è segnato dalla scia matrimoniale che Antonella ha voluto per se. Per Daniele. E tutti quei pezzetti di storia che hanno voluto intorno e dentro la loro, di storia: un matrimonio aperto e tradizionale nello stesso pomeriggio. Nella stessa magia, che solo il fascino un po’ civettuolo - forte di esperienze vissute fino in fondo alla notte dei pensieri - sa trasmettere ai più. A me, e credo a tanti altri che lasciavano lacrime e ricordi in quella casa densa di piante e d’immagini. Poi una donna che sfama intere truppe cittadine, e rende tutto semplice. Umano. I racconti stanno ancora appiccicati alle pareti che hanno visto sicuramente tempi peggiori svolazzare ancora di notte. Quando le luci dell’alba dei castelli irradiano fino a lì.
 
Ogni abbraccio una dote da tenere e, trattenendo il meglio, credo si possa ancora attendere anni sessanta alle porte. Sapendo delle conseguenze, ma fregandosene civilmente, continuare a stringere braccia oltre ogni necessità del presente.

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