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lunedì 6 giugno 2011

per l'apriliano allegro


Lasciamo da sole le parole, al buio magari. Facciamole decantare dentro alle nostre giornate afose di niente. Muoviamo il culo e tuffiamoci nel Tirreno inquinato. Aspettiamo le foglie più verdi, lasciando cadere per sempre quelle malaticce. C’è poco da piangere e tutto da volere, dentro a questa realtà che strizza occhi a ogni angolo, lasciandoci soli con le nostre valigie d’onestà che spingono la schiena a terra. Fa niente, siamo figli d’operai che la schiena l’hanno donata alle fabbriche. Almeno sappiamo di cosa si tratta. Come sappiamo tante altre cose che abbiamo vissuto e mai dimenticato. Strade che avvolgono e disperdono in un attimo ogni nostro desiderio. Treni che sfrecciano con le nostre cose migliori dentro: che sia lieve la frenata che deciderà la città, la sorte o l’inganno. Il muro è alto, buche non se ne vedono; allora qui bisogna provare un salto.
Lasciamo stare le parole sole, cerchiamo di sposarle tutte per bene. Ogni dote un mattone: per evitare il gran salto e provare a creare gradini di ragione. Le acrobazie, a ben vedere, lasciamole ai molli d’animo. Alle sguaiate cantanti del poco o del nulla.

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