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mercoledì 18 maggio 2011

Tator'


Oggi Tator' avrebbe compiuto ottant’anni. A lui un po’ piacevano le ricorrenze. Ogni anno a pasqua, partendo alle sette di mattina, si andava a sentire la messa su alla montagna spaccata. Con noi portavamo il tortano di zucchero, che si mangiava appena finita la messa. Una volta l’anno andava in chiesa, e sceglieva quella chiesa incastonata alle rocce a strapiombo su Serapo. Un tipo semplice con un talento per la fatica esagerato. Avrà assorbito tutta l’aria buona del dopoguerra. Avrà partecipato a quella voglia irresistibile di crescere, diventare grandi con tutta una generazione accanto. La brillantina sempre a lisciare i capelli; il sorriso improvviso che trasformava il suo solito sguardo torvo in una rilassata espressione di piacere. La sera crollava davanti alla tv: il mattino lo attendeva già alle tre. Di notte mondane da consumare per gli altri, per lui solo strade buie da percorrere silenziosamente.  Non me ne importa niente della sua presunta ignoranza, né delle sue scarse capacità educative, ora m’importa celebrare la sua tenera solitudine. Dentro il suo tempo e accanto a quello mio. Con la famiglia si addolciva timido. Coi parenti strappava soltanto  chiacchiere un po’ acide. Cogli amici lunghe passeggiate davanti al golfo placido che li proteggeva anche d’inverno. Ascoltava molto e parlava il necessario. Avevo sempre voglia di camminare con lui, e di fargli mille domande sul suo passato marinaresco. Ancora oggi vedo le sue ginocchia alzate col lenzuolo che prende la forma delle gambe, ed io ascoltavo facendomi proteggere dalle sue parole smozzicate.
È impegnativo avere un papà di ottant’anni lontano anni luce.


Foto fatta da me, 1991, Serapo.

1 commento:

Capitan vongola ha detto...

È magico ciò che il tempo leviga lasciando soltanto i ricordi che ci scaldano. E quanto è vero che i nostri padri avevano un'energia fisica degna degli X Men