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martedì 8 febbraio 2011

mentre scrivevo 'sta cosa frullavan 'ste note: che ci posso fa?


Il fascio di nervi che ricopre il corpo asciutto e muscoloso di mio figlio, mi dà pensiero. A volte determinano cambi improvvisi d’umore: pianti e scatti d’ira, soprattutto. Non dovrei preoccuparmi tanto. Anch’io facevo così, e pure mia sorella. Mio fratello no, tutto dentro tratteneva. Stitico in senso lato. Insomma, una dannata tradizione di famiglia. Un incrocio di storie da rivedere; L., ti prego esci dalla tradizione e corri via verso nuove città, verso asciutte prospettive di serenità.
Tanto già mi consola il saperti sensibile e veloce di pensiero come me. In fondo sei educato come lo ero io tanti anni fa. Non ce ne vergogniamo. In solitudine provvediamo a rispondere al viscerale bisogno di stare in pace sulla terra, anche senza lo sfarzo della bontà, ci riteniamo allo sbando dentro a vorticose prove di civiltà.
Poi arrivano le corrosive prese di posizione verso la realtà: allora i pianti diventano pensieri d’incubo, e alcune facce che parevano amiche d’improvviso diventano sospette. Allora l’incanto si frantuma, e gli anni adulti sono passaggi su ponti tibetani, senza imbracature sociali.
Figlio delle mie speranze ingiallite, rompi i vasi di retorica che ti avevo messo da parte; con i cocci divertiti a fare i cerchi d’acqua nei laghi limpidi del Canada o delle Alpi. Spariglia quelle unte carte che ti sto accantonando negli scaffali virtuali. Spolvera gli inutili ricordi nostalgici che mio malgrado deposito nel sottoscala.
Ma non dimenticare di annaffiare e concimare quelle poche piante che sono riuscito a far sopravvivere: stacca le foglie secche e usale per riscaldarti durante i gelidi inverni a cui andrai incontro. Che sia tiepida la mattina in cui avrai deciso di liberarti del mio ingombrante pensiero; e splendido e luminoso quel giorno ventoso in cui mi avrai perdonato. Stasera mi sento foto incorniciata dentro ad una stanza colorata: vedo la mia smorfia che riceve sguardi curiosi e di simpatia.
Stasera mi basta questo ricordo di futuro.
Stasera mi basta averti detto le solite parole di dolce routine prima del sonno.
Domani ogni cosa al suo posto.
Gli anni come aghi di pino che mossi dal vento si stagliano sulle nostre facce. Ci difendiamo a stento, e cerchiamo una tana dove rifugiare le nostre storie.

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