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martedì 4 gennaio 2011

le storie di domani

In questa fotografia a colori poggiata sul comodino c’è un momento di assoluta gioia. Una donna che si piega indietro per il ridere sfrenato. Il suo uomo che cerca di avvicinarsi, e sta per cingerla. Forse dopo lo scatto lo farà. Di certo faranno l’amore, magari da lì a poco. O forse la sera, una volta accompagnati gli amici alla porta, dopo una serata a base di pesce e risate, solo allora arriveranno al culmine del piacere. E prendersi sarebbe solo un particolare dell’intera giornata giocosa. Rilassante.
Il vino bianco ambiva a concorrere, in fatto di leggerezza, con le storie raccontate da Paolo, ricche di sue peripezie sempre un po’ romanzate, questo per alimentare l’euforia in ascesa sull’intera stanza. E poi le allusioni un po’ sconce di Alice, che fa traballare un po’ l’armonia del gruppo. Scompiglia qualche faccia nell’ilare padronanza del momento. Ma dura poco, ogni sollievo è dettato da una fottuta voglia di stare bene. Tra amici. Tra coppie. Questo disegnava un anticipo delle loro future storie. Così pensavano quasi all’unisono dei loro sentimenti, almeno di quelli più vicini alla soglia dei loro desideri. Un lago di piacere da nuotare. Nessun rischio d’affogare, nessun terrore da immaginare. Un cielo terso e celeste copriva la scena, di là dal soggiorno vetrato. Finiva un mondo, quello dell’adolescenza, e cominciava quello della giovinezza adulta.
Ognuno ricordava il profumo dell’amico. Nessuno dimenticava i compleanni degli altri del gruppo.

Una mattina Gianni si sveglia nel letto di Silvia. Sono stati bene insieme, una notte di passione selvaggia. Il caffè lì riporta dentro la loro realtà, squilla il telefono: è Chiara che cerca Gianni: stronzo, dove sei? Gianni dopo vari tentennamenti cede e confessa l’accaduto.

La mattina del 10 ottobre fa ancora caldo a Roma, mai quanto dentro la testa di Gianni che barcolla in Via Panisperna, pronto alla risalita del secondo tronchetto di strada. I Prunus sfavillano nel loro acceso colore e pare stiano lì a prendere in giro l’andatura sbilenca di Gianni, ma lui non ci pensa e piuttosto cerca di percorrere la salita senza sbandare. Un motorino sale sul marciapiede e fa la gimcana dietro di lui: cerca un varco, che lui gli offre. Sopra lo scooter c’è una donna dai lunghi capelli biondi stipati nel casco. A lui importa poco. Ne segue la traiettoria, ma dentro i suoi occhi c’è il seno enorme di Silvia. Non sparivano questi seni e allora non restava che sfiorarli col pensiero e scacciare la faccia cattiva di Chiara col telefono in mano nell’atto di scagliare un attacco feroce. Che c’è stato, ma non pareva aver lasciato traccia nella mente di Gianni. Invece solo un intenso profumo di colostro serpeggia nella sua mente: e di nuovo il seno che rimbalzava tra le sue mani. Lo riportava alla notte del mondo. Del suo.
Una volta in cima alla strada si piega sulle gambe e accarezza una gatta enorme dal pelo vellutato. L’animale lo graffia in pieno volto, in maniera violenta e inaspettata. Eppure al telefono era stata diretta. E Chiara.

In quel momento una coda strombazzante d’auto divorava la scena. Il colore bianco dominava e rifletteva tutta la luce sul volto sfregiato di Gianni.

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