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lunedì 6 aprile 2015

Che io sia stato un buono

Che io sia stato un buono, e di una certa sinistra, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato un buon amico, un marito perfetto, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato un buon figlio, un fratello adorato, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato uno con mille sogni nella testa, e cento progetti da raccontare, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato un appassionato di sport, e di calcio in particolare, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe.
Oggi ho toccato con la mano il fango che da sempre è appiccicato ai miei piedi, che nel frattempo, di anno in anno, di guaio in guaio, di fallimento in fallimento, io sotterravo davanti a tutti. E tutti sorridevano, e chi mi faceva i complimenti, e altri ancora incoraggiavano questa pasticciona cazzata chiamandola originalità. Bah! Tra i pochi che ci videro bene, c’era un tale a Firenze che, con affetto anche lui, mi disse: ma tu non sei come vuoi far crederci (forse sei pure meglio). Tra parentesi il sottotesto che avrei voluto aggiungere allora, invece di prenderlo come un affronto inaudito a uno come me: che soffro! ma rido! e creo! io sono un uomo tutto nuovo! Sì, anche peggio di quell’altro pagliaccio che lo canta pure.

A giudicare dalla giornata appena trascorsa, e scrivendo davanti a questo specchio spento, posso dire con ostentata razionalità che io mi sono rappresentato troppo, e male, e che in fondo avrei fatto meglio a stare nel mezzo del silenzio a cercare idee potenti: ora dovrei stappare le vecchie cazzate passate e starmene dentro la meglio fantasia che ho. Così vediamo come va a finire; intanto affogo fino all’ultima goccia di me imbalsamato dall’affettuosa indifferenza altrui. Sì, un po’ è colpa mia, ma, dillo cazzo dillo, ma… e dillo: SIETE TUTTI STRONZI scritto sulla parete della mia cameretta a quindici anni, lo riscriverei ancora. E mi ci farei una foto strafottente da diffondere su internet. Stronzo anch’io, figurati.


foto di Diana Arbus

Scivere il secondo tempo, come si deve, è ciò che ci tocca dopo i quaranta, almeno credo.



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