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domenica 27 gennaio 2013

l'anima (S)lava?


Non fasciamoci la testa cari miei, che tanto si sa che stiamo meglio di tanti anni fa quando le cooperative sociali non esistevano ancora e i padri a volte massacravano di botte i figli e le mogli. No?
C'è stata una bella serata a sostegno della Coop Folias e Bobo Rondelli è stato di una generosità immensa nel farci ballare a suon di cover rockettare.  Ha fatto anche molti pezzi suoi , in particolare alcuni che mi hanno fatto venire la pelle d’oca, quella vera, che una decina di volte l’anno mi fa sentire bene in mezzo agli altri. Era contento Bobo mentre chiamava Filippo Gatti – intenso anche il suo concerto - sul palco per improvvisare assieme musica tirata per farci ballare a noi delle prime file. Come succede spesso ai suoi concerti, Rondelli si è messo a fare pure il clown con racconti zozzi, imitazioni, etc. ancora rido se penso ai termosifoni ingroppati; meno male che riesce a tirare fuori anche l’autoironia  per schiacciare il suo status di livornese da esportazione: tanto che poi dice “sì, siamo comunisti e diciamo Pisa merda, che palle però ‘sta vecchia Livorno”. A quel punto il mio applauso interiore mi ha fatto urlare e io, che ai concerti son sempre timido,  ho urlato: bravo! tu sì che stai avanti, insieme alle tue belle canzoni, pensavo emozionato poco dopo, ritornato nella mia timidezza. Gli altri, la moltitudine, noi, e molti presidenti di cooperative sociali, stiamo invece molto indietro e pensiamo che l’atteggiamento della lagnanza a oltranza sia un diritto acquisito da diffondere come i vaccini antinfluenzali. Tutti fermi dietro al passato. 
Almeno tu direttore di cooperativa intoccabile, investi i soldi in progetti innovativi, invece di aspettare soltanto i finanziamenti al ribasso che accetti ai tavoli delle trattative, che segretamente fai coi politici di ogni genere. Già, ma voi presidenti e direttori siete immuni da critiche, perchè voi date lavoro e fate da “stampella” allo stato sociale, e non vi si può mettere in discussione, mai. Be’, insomma, con ’sta storia della stampella ci state giocando un po’ troppo. Così paralizzate il settore e non permettete ai soci, alle nuove leve, ai collaboratori di emergere e contribuire al cambiamento. Qualcuno mi sa dire quanti presidenti di cooperative sociali conosce che non siano (oggi) gli stessi dalla loro fondazione? E questo a volte significa trent’anni!  Lo ammetto, in me c’è un po’ di quella frustrazione tipica che spreca parecchie energie nel maledire i vertici del sociale in Italia, e mi dispiace farlo, poiché io credo , ciclicamente (ho lavorato per almeno dieci tra coop e associazioni negli ultimi vent’anni), di poter dare il mio contributo con la mia passione lavorativa, ma come fare, se certi passaggi gerarchici (meritocratici?) diventano stretti come un imbuto unto per la maggioranza dei lavoratori? Il diritto alla salute, l’assistenza alle disabilità e la formazione, spetta allo stato, visto che le importanti riforme degli anni scorsi sono riuscite a tradurle(finalmente) anche in leggi. Poi, che voi, noi, con passione e dedizione ci impegniamo  a cercare di applicarle  come se fosse una missione, però non deve quest’atteggiamento farci confondere il ruolo dal mandato. Il diritto dalla gratuità. Quando capiremo che non siamo gli unici a poterlo fare, visto che abbiamo solo una delega e non l'esclusività, allora, forse, i vertici delle cooperative potranno investire risorse e personale in servizi diversi, coinvolgendo i soci e i dipendenti, spesso sottopagati e frustrati, in progetti e attività innovative.  Questo forse non accadrà mai, tanto vale sottrarsi e voltare pagina scompaginando i mesi a venire. Sentirsi dentro a questo mondo del sociale, non la sopporto più 'sta parola sociale ma, sfido chiunque di voi a trovarne una più appropriata; insomma, dicevo che a volte è come sentirsi di far parte di un’avanguardia logora, che mortifica ogni cambiamento e si consola con le proprie presunte santità in agguato. Ci si sente al sicuro, buoni, e unici nel fare cose che in passato hanno garantito santità e indulgenze, a santi e delinquenti. Lasciamo queste scorie a quei simpatici visionari cattolici. Loro sì che sanno poi frullare il tutto per produrre consenso,  potere, e aspettative a costo zero a colonie di umanità allo sbando. Un po’ stiamo diventando come loro, e lo capisco dal linguaggio che usiamo durante certe serate di chiacchiere e ricordi. Lo capisco anche dalle facce e parole che certi presidenti usano per tenerci buoni, nella nostra cuccia che puzza di muffa. Forse non è tra questi Sasà, ché solo per quello che organizza a livello musicale meriterebbe l’assessorato alla cultura.

Ieri sera mi sono visto il film “Concerto”, e allora ho ripensato a Rondelli e alla sua contagiosa vitalità che trasmette nei suoi concerti strampalati d’amore e d'allegria: l’anima slava, ecco, lui e Filippo Gatti hanno fatto un concerto alla slava, l’altra sera a Roma, per Sasà e Folias.

Mi sa che riparto dalla mescolanza, dalle frittate da realizzare, e dalle mille parole povere che mi faranno arrivare a cento persone nuove da conoscere, ascoltare. L’evoluzione dei pesci, canterebbe Gatti.

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